La partecipazione alla vita pubblica: 2014 e 1964 a confronto

introduzione

In Ixè abbiamo un bellissimo libro. Si intitola “Il volto sconosciuto dell’Italia” edito da A.Giuffrè editore nel 1966. E’ un volume, il secondo, curato da Pieropaolo Luzzatto Fegiz, un tempo professore ordinario di statistica nell’Università di Roma e direttore dell’istituto Doxa. Triestino.

Si tratta di una raccolta di 10 anni di sondaggi realizzati da Doxa tra il 1956 ed il 1965 ma in verità è una foto storica degli italiani.

Noi, che condividiamo con il prof. Luzzatto Fegiz l’attenzione e l’interesse per la pubblica opinione, abbiamo deciso di ripetere alcuni sondaggi oggi e metterne a confronto i risultati.

 

Gli argomenti di conversazione

L’attenzione e l’estensione del coinvolgimento nei temi della politica è cresciuto vistosamente dal 1964 ad oggi; il 90% degli italiani discute di politica e la maggior parte lo fa spesso.

Scrive il prof. Luzzatto Fegiz: “Il fatto che oltre la metà degli elettori italiani non parlino mai di politica deve far riflettere, quando si pensi che in ogni istante queste persone subiscono gli effetti, positivi o negativi, economici e morali, della politica che viene fatta da altri”.

Il discrimine era segnato dal genere (gli uomini parlavano di più di politica con colleghi e amici) e dal livello di istruzione. Oggi si conferma la variante dell’istruzione e invece viene meno la disparità di genere.

 

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Negli ultimi 50 anni sono cambiati gli stili di vita e con loro anche le nostre conversazioni, che riflettono la centralità di alcuni temi nella vita sociale e nel panorama valoriale.

L’economia, il denaro, oggi, è un tema ancor più visitato della politica nelle conversazioni degli italiani in famiglia, con amici e colleghi.

 

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Il protagonismo mediatico

A sentir dire, sembrerebbe che con internet tutti il mondo sia interconnesso, tutti esprimono opinioni, offrono informazioni, commentano, postano, twittano… I dati raccolti quest’anno mettono in evidenza che, invece, chi sceglie di esprimere opinioni o porre questioni alla pubblica opinione tramite imezzi di comunicazione è ancora una nicchia, un piccolo segmento del Paese e coinvolge poco più del 10% della popolazione.

Certo, la partecipazione alla vita pubblica – che ha il suo risvolto nel protagonismo mediatico – si è dilatata rispetto a 40 anni fa, sulla stampa cartacea, ma soprattutto si è rivolta al canale che ci ha abituato alla relazione con un pubblico vasto e a volte indistinto: internet.

Nel 1964 scrive il prof. Luzzatto Fegiz “In certi paesi l’abitudine di scrivere (lettere ai giornali) è molto diffusa; da noi è andata affermandosi solo negli ultimi anni (per merito soprattutto dei rotocalchi). Gli uomini scrivono più delle donne e, com’è naturale, più alto è il grado di istruzione, più frequenti sono le lettere”.

Anche su questo fronte il presente ha annullato le differenze di genere ma conservato il discrimine del grado di scolarizzazione.

Nel caso di internet al livello scolare, si aggiunge il discrimine dell’età (si esprimono sul web le fasce fino ai54 anni).

 

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