Studiare serve a trovare lavoro?

Almeno le prime esperienze lavorative sembrano coerenti con il percorso di studi fatto (è così per quasi l’80% dei 18-24enni), ma col crescere dell’età questo legame sembra indebolirsi: la maggior parte dei 30-34enni svolge (o ha svolto) una mansione o professione che ha poco o nulla a che fare con ciò per cui ha studiato.

I diciottenni di oggi sono più preparati – o fortunati – dei trentenni oppure è solo questione di tempo e anche loro si dovranno adeguare?

 

 

 

Una leggera differenza si nota anche guardando al genere: le giovani donne sembrano avere più difficoltà a trovare un lavoro che corrisponda alla qualifica acquisita con lo studio (o, forse, meno difficoltà ad accettarne uno che non corrisponda a essa).

 

 

 

Forse un migliore dialogo tra scuola, università e mondo del lavoro viene praticato nelle regioni del nord: chi abita nel Nord Ovest sembra avere più opportunità di fare ciò per cui si è formato, mentre al Centro e al Sud questo sembrerebbe rimanere un sogno per il 78 e il 73% dei giovani.

 

 

Il livello di scolarità realmente professionalizzante sembra essere quello più alto (laurea e post laurea): il diploma sembra condizionare o preparare alle future scelte e occasioni lavorative solo nel 49% dei casi.

 

 

Un lavoro non attinente al percorso di studi potrebbe essere più facile da perdere (o in qualche caso, chissà, da lasciare), come sembra emergere dalle risposte del 68% dei disoccupati.

 

 

 

 

Dati tratti dall’indagine Ixè – Fondazione Campagna Amica, gennaio 2018.

Campione di 500 italiani tra i 18 e i 34 anni
(la nota metodologica completa è disponibile sul sito Agcom)