Attenti all’origine: pesce italiano il Venerdì Santo

Le feste religiose scandiscono il tempo e ci permettono di coglierne il senso: ricorrono sempre identiche ma, come pensava il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer, esistono solo se celebrate ogni volta in contesti e circostanze diverse.

Così anche quest’anno circa la metà delle famiglie italiane celebrerà il Venerdì Santo rispettando la tradizione del pesce a tavola.

Di queste la gran parte sceglierà prodotti ittici italiani. L’attenzione verso il prodotto nazionale sta crescendo sensibilmente su tutto il food, che sia fresco, lavorato o confezionato ed i nostri dati di trend dimostrano che quest’atteggiamento e comportamento di consumo si estende anche ai prodotti del mare.

L’attenzione all’origine si traduce in una richiesta diffusa da parte dei responsabili degli acquisti di indicazioni precise sull’origine, la provenienza di prodotti e materie prime sulle etichette alimentari.

In particolare, le specifiche (non si può parlare letteralmente di etichetta quando ci si riferisce ai prodotti ittici del bancone di pescivendoli e GDO) di cui sentono la necessità gli acquirenti di pesce, molluschi e crostacei sono concentrate su data di cattura, data di congelamento, durata di conservazione e, appunto, origine. Altre, tra quelle proposte nella normativa UE, risultato meno rilevanti, ad esempio gli attrezzi utilizzati per la pesca o il nome scientifico dell’animale.

Osservando il dato dell’acquisto di pesce nostrano dal punto di vista geografico, la percentuale di chi sarà attento a comprare prodotti locali è superiore alla media tra gli abitanti del Sud. Se l’osservazione va al genere del responsabile degli acquisti, prestano più attenzione ala provenienza le donne.

In linea generale, gli italiani prediligono nettamente i prodotti ittici di mare a quelli di acqua dolce, mentre consumano in misura quasi analoga prodotti pescati e di allevamento. Naturalmente ciò dipende anche da quel che offre il mercato e dai prezzi.